Ciuffo, i ragazzi del Quartiere mi hanno chiesto di scrivere qualcosa, un ricordo del nostro rapporto. E te vai ! che aspetti ?
Da dove si incomincia ? Oh Dio ! qui si fa dura ! facciamo da quando avevo il bar a santa Croce. Madonna! Più o meno sessant’anni fa. Era un bar che rendeva quella strada ancora più viva con tante attività e tante iniziative; mi dava una grossa mano il mio fratello, Aurelio, un organizzatore davvero formidabile… Ti ricordi? Tornei di calcio, corse di bicicletta. Gare di biliardo.. Pareva che tutto il mondo venisse lì.
Si, ma la passione per il Saracino covava sotto la cenere. Quando io entrai nel Consiglio era il 1965 e te eri già al pezzo. Capitano era un altro grande: Vittorio Farsetti.
Già! Sarebbe stato duro prendere il suo posto ma mi buttai con entusiasmo e con passione.
Ti ricordi, un anno eccezionale, il 1980? Il tuo Aurelio si sentì male e te, senza pensarci troppo, mi dicesti “Aldo, te la senti di fare il rettore?”…“Ci provo” dissi anche io: mi tremavano i polsi, ma mi buttai nell’avventura, sapendo che avrei avuto il tuo appoggio. Che cappotto! Ti guardavo con ammirazione e già allora avvertivo il tuo carisma, il tuo peso. Sapevi creare il feeling coi giostratori (e in quel momento Ricci e Tabanelli erano la coppia più bella del mondo!). Un clima disteso, sereno, amichevole, quasi goliardico, tale che quei due non sentivano il peso del tiro che dovevano fare, Tabanelli, dopo aver concordato il tiro con te, scendendo rilassato al pozzo mi disse “Ora ti stampo un quattro e si porta la lancia a casa”. Te non ti preoccupavi di stilare l’elenco dei figuranti; questo compito lo lasciavi ad altri. Ti preoccupavi della strategia e del rapporto coi due giostratori. Insomma, facevi il capitano!
Mi ricordo sempre che, sfoderando il tuo miglior sorriso, un giorno mi dicesti “Ci sono troppi esperti di cavalli, mentre io non ci capisco niente. A malapena riesco a distinguere il maschio dalla femmina! Però di uomini ci capivi, eccome! In piazza gli altri capitani ti temevano e ti rispettavano, così come te rispettavi loro. Certo, la Giostra è Giostra e cercavi tutti i mezzi per bacchettarli. Salvo poi andare a bere insieme a Giostra finita.
Tutti subivano la tua personalità: basterebbe ricordare l’ormai leggendario episodio della spada buttata sul tavolo delle autorità quando Filippetti scivolò col cavallo oltre il buratto, in una lizza pressoché impraticabile.
E come dimenticare, Ciuffo, l’anno 2000, l’anno magico, irripetibile della centesima giostra, quella del punteggio record, quella con i figuranti tutti over 40 che ebbero il plauso anche degli altri quartieri, quella con Alberto Sordi ospite d’onore che ci consegnò la lancia d’oro. Quella notte abbiamo sfiorato la perfezione e te hai dimostrato ancora una volta di essere il più grande!
Dai, Aldo, non esagerare, siamo stati tutti bravi, con un pizzico di fortuna. Del resto te hai sempre detto che le componenti per vincere sono TRE C: cavallo, cavaliere e c…! Oh no?
Ora voglio ricordare un momento terribile, quello del tuo grave incidente vicino ai Bastioni. E lo voglio fare per far capire cosa è l’amicizia, quella vera. Mi avvisò Rodolfo, il tuo figliolo, ed io volai al Pronto Soccorso. Il tuo viso era una maschera di sangue. Chissà quanto soffrivi! Ma appena mi vedesti alzasti un po’ la testa e con un filo di voce mi dicesti “ciao Aldo, come stai?”. Grande Ciuffino, in quel momento ti ho voluto ancora più bene.
Abbiamo passato insieme una vita in Giostra io e te, Ciuffo: abbiamo formato, soprattutto grazie a te, una gran bella coppia. Certo, ogni tanto un piccolo dissapore, altrimenti che sugo c’era, ma soprattutto tanti, tantissimi momenti belli che niente e nessuno potrà mai cancellare!
Che bella chiacchierata abbiamo fatto Ciuffo! vedi? Proprio non riesco a chiamarti Guido! E che piacere stare qui con te! Ciao, ti prometto che tornerò presto.
Aldo Brunetti