Per il lodevole impegno di Ugo Morelli, il 25 febbraio scorso si è ricordato al Quartiere, in una riuscitissima serata, Vittorio Farsetti, nel quarantennale della scomparsa. Purtroppo assente, inviai per la circostanza un breve scritto da leggersi, scritto che adesso ritengo opportuno pubblicare qui insieme al mio altro su Guido Raffaelli. Se non altro, per il fatto che succedette direttamente a Farsetti nella carica di Capitano. In tal modo, io penso, riesce pure a crearsi una qualche contestualizzazione che integra le due vicende, almeno per quello che io vi racconto.
Ricordo che fu Ugo Morelli a chiamarmi al telefono, nel primo mattino di quel 16 febbraio del Settantasette, per dirmi che Vittorio Farsetti non era più. A quel momento, io, Ugo Morelli e Beppe Friscia eravamo i componenti della segreteria di Porta Crucifera e ci recammo poco dopo in sede per allestire una degna camera ardente nella sala delle vittorie.
Avevo conosciuto direttamente Farsetti nel 1971, anche Porta Crucifera aveva aperto ai giostratori faentini. E in quello che è probabilmente stato il dopo Giostra più “movimentato” della storia, ebbi la ventura di assistere all’ultimo atto del grande condottiero, quando guidò gli ultimi “scamiciati” di Colcitrone a piazza San Giusto. E’ restata nelle cronache questa specie di «Colcitrone ultimo atto». Prendano i giovani conoscenza di questo accadimento, delle sue motivazioni, delle sue dinamiche e dei suoi dettagli, in modo tale da farsi una precisa idea di cosa potesse essere la Giostra. Per Farsetti, lo amava ripetere, era storia! E dopo si facciano valutazioni differenziali con la Giostra di oggi.
Nel Settantatre Farsetti, appesa ormai la spada di Capitano al chiodo (anche se gli era rimasta la voglia di rimontare a cavallo per vincere un’altra Giostra e così arrivare a dieci), si rese ‘nascosto’ protagonista del famoso calcio alla lancia caduta a Zama nella Giostra del 2 settembre.
E nel Settantasei, già malato, non mancò di dispensare ancora – con due parole venate di umorismo – una pillola della sua grande esperienza di piazza: giungendo da Borg’unto al primo giorno di prove della Giostra notturna poi vinta, disse di aver visto già da laggiù, dal pozzo, che il Buratto
era “aperto” … Dopo gli anni Cinquanta, o del predominio, vennero per Porta Crucifera e per il suo grande Capitano gl’infelici anni Sessanta, durante i quali Colcitrone uscirà sempre sconfitto da Piazza Grande, con la sola eccezione del Sessantasei. Il Quartiere riuscì a riassaporare il gusto della vittoria con Ganascia e Formica. Il fantino del Palio, ormai anziano, fu ingaggiato da Farsetti per il tramite di certe sue amicizie senesi. Per Porta Crucifera sfumò però la possibilità di mettere insieme il folignate Formica col suo concittadino Paolo Giusti; binomio che invece si compose a Santo
Spirito, dove fu artefice di tre successi. Un periodo, questo, che meriterebbe di essere approfondito col fondamentale contributo di qualcuno di Santo Spirito al corrente dei fatti.
Storie, insomma, che hanno tramandato degnamente la tradizione del Saracino; assai diverso da quel divertimento turistico che mi pare stia diventando.
Aldo Brunetti