Il video che introduce il percorso espositivo dedicato al restauro dei costumi di Nino Vittorio Novarese, in uso fino ai primi anni 2000. “I Colori della Giostra”, percorso espositivo nato da un’idea del vicesindaco con delega alla Giostra del Saracino del Comune di Arezzo in collaborazione con l’Istituzione Giostra del Saracino, con lo scopo di mostrare il patrimonio costumistico del torneamento.
© Della Nesta Srls
La Giostra del Saracino ("giostra ad burattum") è un antico giuoco cavalleresco che, come esercizio di addestramento militare, affonda le sue radici nel medio evo e richiama la secolare lotta sostenuta dalla cristianità occidentale per contenere l’avanzata musulmana.
Disputato sovente ad Arezzo fra il Cinquecento e la fine del Seicento (quando si organizzarono memorabili giostre barocche), il torneo svolge per tutta l’età moderna importanti funzioni sociali in seno alla comunità urbana.
Si giostra infatti sia in occasione della visita di grandi personalità (regnanti, principi), sia per solennizzare particolari ricorrenze civili (carnevale, matrimoni nobiliari).
Di torneamenti e giostre visti in terra di Arezzo parla espressamente Dante Alighieri, all'inizio del XXII canto dell'Inferno, in alcune celebri terzine:
Di giuochi con le lance (hastiludia), svoltisi nella città di Arezzo per festeggiare il felice esito di una missione diplomatica in terra di Francia, si parla invece in due lettere indirizzate alla curia avignonese nel novembre 1331 dai Tarlati, signori di Arezzo.
Nel Rinascimento questi spettacoli diventano una grande attrazione; abbiamo notizie certe di "giostre ad burattum" per tutto il 1500, durante la venuta di famosi personaggi in città o per importanti ricorrenze, come la manifestazione del 1535 dedicata a San Donato.
Anche nel Seicento sono molto diffuse le giostre e da quella del 1677 in onore a San Niccolò abbiamo il primo regolamento scritto con tanto di tabellone a punti.
Della giostra del 1677 invece ci fa un ampio e dettagliato resoconto Federigo Nomi, anghiarese, al quale è stata dedicata l’edizione del Settembre 2005, alla ricorrenza dei 300 anni dalla sua morte.
L'acquarello dell'evento fu realizzato da J. Coffy ci mostra i cavalieri che corrono in tondo e un buratto che, contrariamente a oggi, ha il mazzafrusto sulla mano sinistra.
Quell’edizione segnò il culmine di un ritrovato interesse ad Arezzo per le rievocazioni storiche di stampo giostresco, che andavano avanti dal 1778. L’anno dopo, il 15 agosto 1811, si corse infatti l’ultima giostra dell’Ottocento ma di fronte alla Cattedrale.
Un altro famoso torneo fu quello per le celebrazioni petrarchesche del 1904, che si svolse sul tondo del prato e dove a esibirsi giunsero i Dragoni di casa Savoia.
Due rare immagini della manifestazione del 1904 con i cavalieri ed il gruppo in posa
La giostra - che dall’inizio del Seicento è una peculiarità aretina - decade nel corso del XVIII secolo fino a scomparire del tutto, almeno nella sua versione più aulica.
Dopo una vivace ripresa popolaresca fra Sette ed Ottocento, una nuova scomparsa dopo il 1810 ed una fugace apparizione nel 1904 sulla scia della rivalutazione del medio evo operata dal movimento romantico, la giostra viene stabilmente ripristinata nel 1931, in forma di rievocazione storica ambientata nel XIV secolo (al tempo della signoria tarlatesca su Arezzo), assumendo rapidamente anche un autentico carattere agonistico. Da allora si sono disputate edizioni con una sospensione tra il 1940 e il 1948 a causa degli eventi bellici e nel 2020 (come è successo anche per il Palio di Siena) a causa della pandemia di influenza COVID.
Cinque le edizioni straordinarie: per la visita del segretario del Partito nazionale fascista Achille Starace (1939), in occasione delle Olimpiadi di Roma (1960), per la visita del Presidente della Repubblica Sandro Pertini (1984), in occasione dell’ultimo Giubileo (2000) e in occasione della benedizione papale della Lancia d'Oro nel 2016.
Quella che vediamo oggi è la rievocazione storica ripresa dal 1931 quando, il 7 agosto, si tornò a giostrare in Piazza Grande con una edizione del tutto sperimentale.
Si affrontarono cinque “quintieri”: Porta Crocifera (colore bianco e verde), Porta Fori (colore cremisi e oro), Porta Santo Spirito (colore azzurro e oro), Saione (colore bianco, rosso e verde) e Porta Burgi (colore verde, rosso e oro) che ottenne la vittoria sui favoriti Porta Crocifera e Porta Santo Spirito.
La lizza fu tracciata in Via Seteria ed il pubblico occupava gran parte della Piazza.
Il Buratto era vicino al pozzo ed il tabellone somigliava ad un cruciverba.
I giostratori effettuarono due tiri a testa e ancora non c’era la lancia d’oro come premio al vincitore.
Nei mesi successivi furono modificati l’assetto della Piazza, furono ritoccati molti punti del regolamento, ma soprattutto fu realizzata la divisione in quattro quartieri.
Un divisione che, storicamente, era analoga a quella in vigore ad Arezzo dal 1200 in poi.
Saione entrò a far parte di Porta Santo Spirito.
PRIMA EDIZIONE DELL'ERA MODERNA
Video "Istituto Luce" - Arezzo - La Giostra del Saracino del 1931
Nacque Porta Sant’Andrea incuneandosi in una parte della città lasciata libera dall’arretramento di altri quartieri. E fu soppressa Porta Burgi che comprendeva l’allora centro cittadino.
Sulla maggior parte del suo territorio si estese Porta Crucifera.
I colori di Porta Burgi (verde, rosso e oro) divennero i colori di Porta Crucifera che aveva ceduto i propri al nuovo Porta Sant’Andrea.
Ed anche l’insegna di Porta Burgi passò a Porta Crucifera con la creazione di uno stemma doppio con il monte araldico da una parte e la torre della Pieve dall’altra.
Non fu un’operazione semplice. Porta Burgi tentò di opporsi e non mancarono aspre polemiche. Ma alla fine il quartiere del centro fu costretto ad accettare la situazione.
Ed il rettore Michele Bertelli entrò nel Consiglio di Porta Crucifera.
A lungo si è discusso sulla paternità della vittoria della Giostra del 1931. Doveva essere considerata di Porta Crucifera o del soppresso Porta Burgi?
Nel 1995 la Magistratura della Giostra dichiarò ufficialmente che tale successo era da attribuire a Porta Burgi e che nessun quartiere era legittimato a fregiarsi di quella lancia d’oro ma nel sentimento popolare di Colcitrone, comunque, è tuttora forte e radicato l’attaccamento a quella lancia d’oro della prima Giostra del 1931 custodita nella sala delle vittorie in Palazzo Alberti.
Negli anni ’30 prevale un certo equilibrio tra i quattro quartieri.
Equilibrio che si spezza negli anni ’40 e ’50 quando Porta Crucifera prende il largo con 9 vittorie.
Il periodo degli anni ’60 è favorevole a Porta Santo Spirito che ingaggia un appassionante duello con Porta Crucifera per la conquista del primo posto nella graduatoria delle lance vinte.
Ma dal 1970, e, soprattutto, dagli anni ’80, si fanno largo anche Porta del Foro e soprattutto Porta Sant’Andrea che rimonta vistosamente fino addirittura a scavalcare Porta Santo Spirito in netto calo di affermazioni.
Le regole del torneo (vedi Punteggi e regole della Giostra) contenute in un “regolamento tecnico” che ripropone, quasi inalterati, i Capitoli per la Giostra di Buratto risalenti al 1677, sono di facile comprensione, ma al tempo stesso tali da garantire una prolungata suspence. L’esito dello scontro fra i cavalieri cristiani e l’infedele resta incerto fino all’ultimo momento a causa di frequenti colpi di scena, che vanno dalla squalifica del giostratore (in caso di uscita dalla lizza) al raddoppio del punteggio (in caso di rottura della lancia nel violento impatto con il Saracino).
Negli ultimi anni per volontà del Consiglio Comunale di Arezzo si è proceduto ad una generale revisione dei regolamenti (statuti) che disciplinano lo svolgimento della manifestazione, le competenze dei suoi protagonisti (Istituzione Giostra, Magistratura, Maestro di campo, Giuria, Quartieri, Gruppo Musici) e la vita associativa delle quattro “porte” cittadine. Preliminarmente era stata compiuta un’approfondita ricerca volta ad individuare gli anacronismi storici presenti nella rievocazione.
A partire dal 1992 la Giostra si svolge con costumi disegnati dalla sezione “Moda e costume teatrale” dell’Istituto statale d’arte di Arezzo e realizzati dalla sartoria specializzata Costumi d’arte di Roma; sostituiscono quelli firmati nel 1956 da Novarese.
L’operazione, costata oltre un miliardo, è stata voluta e finanziata dal Comune di Arezzo che ha potuto contare sul generoso contributo della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e su una sottoscrizione popolare che ha visto a lungo mobilitati i Quartieri e gli altri enti presenti nella commissione consultiva.
Gli indumenti indossati dai figuranti si rifanno ai celebri dipinti di Piero della Francesca
E’ noto che la prima menzione documentaria conosciuta della Giostra del Saracino, o al Buratto, è del 6 agosto 1535: una delibera comunale per confermare l’effettuazione della Giostra all’indomani, giorno di san Donato, e per stanziare la cifra necessaria all’acquisto del palio per il vincitore. Meno noti, invece, i diversi documenti che in seguito accennano o raccontano di Giostre corse in Arezzo.
Uno di questi risulta tra i ricordi di un nobile aretino, che in una Giostra del 1630 fu maestro di campo.
Eccone la trascrizione.
Dalla “Vacchetta di ricordanze” di Gregorio Bacci del 1612-1630 (c. 64), conservata presso l’archivio Guillichini e pubblicata la prima volta su “Colcitrone 22”, numero unico edito dal Quartiere di Porta Crucifera per le vittorie del 1986:
“Recordo come li 16 detto [gennaio 1630] fui ricerco e pregato a voler esser mastro di campo per la giostra al saracino di otto cavalieri nell campo solito per il giorno seguente ed io, ricusando tal carica, mi convenne accettarla per i prieghi di detti signori cavalieri ma anche pregatone dall signor castellano e così accettai. Recordo come li 18 detto tagliai due giubbe di seta turchina per vestire dua servitori a liverea e le detti a dipingere all pittore sì come il bastone stellato di turchino e così il saracino con questo motto nella targa del saracino: Redit in precordia virtus. Recordo come li 20 detto, sendo trasferita detta giostra per la pioggia che seguì il dì 17, comparsi in campo con li miei servitori, vestiti a liverea con bella pennacchiera adornata con riche gioie, e doppo haver eletto li signori giudici, quali furono il signor cavalier fra’ Francesco Gabrielli, castellano in fortezza nostra, il sig. Ferdinando Montaguti et il signor Giovanni Cini pisano, mio amico, cognato di Francesco Maria Azzi, doppo haver spaseggiato per il campo comparsero quattro cavalieri, vestiti a liverea, che furono Stefano Chiaromanni, Marc’Antonio Alberori, Donato Bruni et Carlo Vitali. Quali messi in campo comparvero li quattro altri cavalieri che furono il capitano Alessandro Brandagli, l’alfier Emilio Pecori, l’alfier Carlo Mauri et Tommaso Carbonati, vestiti con belle livree. Quali messi in campo, fatti legger li capitoli, ingominciorno a correre e fecero tutti buoni colpi, restando vincitore della giostra Marc’Antonio Alberori, mio vicino. Si durò di scommettere sino a mezz’hora di notte et accompagniato il vincitore a casa con buon numero di torcie, fece una bella collatione con molte confetture e dipoi si andò à festini.”
(Fonte: Angiolo Cirinei)
La rivalutazione del Medio Evo e delle tradizioni popolari operata dalla cultura romantica apre nel nostro secolo la strada alla ripresa della giostra come rievocazione storica del passato. Una prima giostra con queste caratteristiche si svolge nel 1904 nell' "anello" del Prato per ricordare il centenario della nascita del poeta Francesco Petrarca, avvenuta nel 1304 in Arezzo. Ma è il 7 agosto 1931 che l'antica tenzone cavalleresca viene stabilmente rimessa in vita, in forma di rievocazione ambientata nel XIV secolo. La Giostra del Saracino, che per la prima volta si svolge nella cornice di Piazza Grande, è voluta dai maggiorenti del fascismo per avvicinare il popolo al regime. Per questo motivo i giostratori, anziché a titolo individuale come in passato, gareggiano a nome degli antichi quartieri aretini. Questa formula, coinvolgendo nell'agone l'intera città, assicurerà un grande successo alla Giostra del Saracino, consentendole di giungere fino ai giorni nostri.
La Giostra del Saracino viene stabilmente ripristinata nel 1931, nella forma attuale di rievocazione storica ambientata nel XVI ° secolo (al tempo della signoria tarlatesca su Arezzo) con una interruzione dal 1941 al 1947 per gli eventi bellici.
Dal 1931 al (anno 2005) sono state disputate ben 110 edizioni di cui quattro straordinarie:
- 3 giugno 1939, per la visita del Segretario del Partito nazionale fascista Achille Starace
- 28 agosto 1960, per le Olimpiadi di Roma
- 29 settembre 1984, per onorare la presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini
- 9 settembre 2000, per festeggiare la 100a edizione dell’era moderna.
Abbiamo inserito nella sezione delle pubblicazioni anche il file "pdf" della storia apparsa sul numero 1606 (7 settembre 1986) di Topolino dal titolo: Zio Paperone e la Giostra del Saracino.
Un fumetto ambientato ad Arezzo con la Giostra del Saracino in primo piano. La storia è quella di Zio Paperone che assieme al nipote Paperino e a Qui, Quo e Qua decide di assistere al Saracino che, guarda caso, si svolge in contemporanea con la mostra dell'oro a cui il pennuto miliardario è, logicamente, molto interessato. Ma la Giostra viene interrotta per incidenti perché i cavalieri colpiscono tutti il centro scatenando le reciproche accuse tra i quartieri.
In realtà gli scaltri nipotini di Paperone scoprono che c'è una calamita sul tabellone, messa lì per creare confusione e portare a termine un furto da record alla mostra dell'oro.
Quartiere di Porta Crucifera P.I. 92057120518
Powered by Click & Fly - AREZZO
FOTOGRAFIE
Alberto Santini e Maurizio Sbragi
collaborazione fotografica di Fotozoom: Giovanni Folli - Claudio Paravani - Lorenzo Sestini - Fabrizio Casalini - Marco Rossi - Acciari Roberto